TERRART

Giampaolo Atzeni

di Gavina Ciusa

Dida

Il viaggio di Ulisse, 2005

installazione

 5x4m variabile

La Nave, 2004

acrilico su tela, cm80x80 (pag..)

Altre opere in mostra

Il Viaggio di Ulisse, 2005

Le Gambe di Venere, 2005

Tuffati, 2004

Bibita, 2004

Sotto la tenda, 2004

acrilici su tela, ciascuno cm80x80

4.814 battute

L’isola di sabbia, dove qualcuno ha lasciato impronta del proprio passaggio, poggia su un telo di plastica, azzurro come il mare proiettato sulla parete antistante. È il mare della spiaggia il Poetto di Cagliari. Da esso emergono e sfumano dipinti. Trattano di chi, come Ulisse, affascinato dall’avventura, si allontana dalla Terra Madre senza riuscire a liberarsi dal suo richiamo. Di chi, come Giampaolo Atzeni, in esso si identifica. Simbolicamente lo rappresenta -e si rappresenta- nel grande pesce  che, issato e legato all’albero maestro della nave, lascia l’Isola resistendo al suo canto di sirena.

Se ne allontana portandosi dentro un immaginario condizionante reinventato prima di tutto dal colore con rigoroso decorativismo. Ama Klee, Kandinsky, Matisse. Cita con espressione meno spigolosa Valerio Adami. Imprigiona memoria, viaggi, allegorie in uno spazio altro da quello intimo di partenza. In un tempo altro da quello che possiede ogni isolano. Un oltre che modula su se stesso servendosi di ogni mezzo di trasporto. Finalmente percorrendo una delle tante strade, troppo spesso disattese, indicate da quegli artisti fondatori dell’arte moderna in Sardegna che sono stati depositari a tutt’oggi ignorati di una cultura di respiro europeo.

In una sinergia tra reale e onirico,  tiene il contraddittorio desiderio di distacco e di ritorno sospeso tra identità e sempre nuovi strumenti di ricerca e ispirazione.

Aggiornamenti incessanti che nel 1973 transitano per un anno a Londra, dove Atzeni compie i primi passi nella grafica e nella fotografia. Quindi, a Firenze, frequenta la Facoltà di Architettura e fa parte del gruppo internazionale del Terzo teatro e del laboratorio Domus de Janas, Casa di fate, che elimina la recitazione a favore dell’expression corporelle. Quattro anni, dal 1975 al 1978, in giro per l’Europa. Grecia, Spagna, Danimarca. Poi cambia pagina di nuovo. Nel 1979 trascorre in Africa sei mesi e altri in Oriente. Fa il reporter. Raccoglie appunti fotografici per i giornali. Dice:

Dopo 20 anni una foto è storia. La documentaristica è più importante dell’artistica. Blocca l’anima delle cose.”

– Quando cominci a dipingere?

“A 14-15 anni. Nessuno in casa si occupava d’arte ma io mi perdevo nei libri. Frequentavo la scuola per geometri e dipingevo di notte, di nascosto. Sono partito dall’astratto, dal geometrico, dal rifiuto totale dell’immagine. Cercavo il colore che fa sentire il calore delle cose, e domina sia nell’assenza che nella presenza. Come in musica, la pausa è importante quanto la composizione. L’Isola mi costringeva in un luogo che non dava spazio. L’esigenza di guardare oltre mi ha spinto ad andar via.”

– La tua attuale espressione pittorica come nasce?

“Nei primi anni Novanta mi occupavo di arredamento tenendo in sordina l’esigenza di fare il pittore. A farmi capire che non potevo sfuggire la mia realtà, e a spingermi verso un impegno professionale, è stato mio suocero, l’artista ligure Ernestino Mezzani.”

-Oggi come ti definisci?

“Un creatore d’immagini che sceglie il mezzo d’espressione a seconda del momento, seguendo l’impeto contemporaneo senza rifiutare niente del trascorso. E senza tralasciare le esperienze di grafico, di pubblicitario, di fotografo, di architetto. La pittura è importante. È il ritorno alla giovinezza.”

Nelle tele di Atzeni curiosità intellettuali e sentimentali sono incessantemente fecondate da un singolare cucchiaino con manico guizzante, codice originario e cellula germinale agente qua e là, abbandonato con nonchalance tra gli oggetti rituali del the, vicino a teiere che perdono ovvietà per quel becco che si allunga nell’aria, tentacolo tattile nato dalle acque. Immaginario erotico accostato a inquietanti connotazioni di un femminile che quasi mai mostra il volto per intero. Un taglio elimina gli occhi. Il flash si accende su labbra, cuori, seni. Su nudi e loro metamorfosi in chitarra, viola, lira. Su scarpe con tacco e gambe –Le gambe di Venere– che, insieme al portamento, sono essenza di femminilità. Divagazioni tra cammelli, piramidi, icone della Gioconda, tori infilzati da banderillas, banane, fiori, serpenti, tigri, cavalli, fenicotteri, palme, piramidi, fichi d’india, architetture orientali, simboli e monumenti nuragici, Bilbao, Babilonia, Nirvana… nel divenire incessante incorniciato da finestrini di treni e da oblò di navi in movimento. Soprattutto incombe la presenza condizionante del mare, insinuante ritoccatore dell’arcaico roccioso dell’Isola Madre. Visitatore di meandri scavati dal tempo e dalla tempesta. Via di fuga, di comunicazione, di unione. Simbolo di imprevisto dove Atzeni si afferma presenza firmandosi pesce rosso. Dunque domestico abitatore di bocce di vetro e, insieme, protagonista di avventure che eccedono l’apparente, sotto cieli metafisici di improbabili cromie.

(QUESTA PARTE,eccettuate le mostre che vanno bene così come seguono VA SOLO IN INGLESE)

Giampaolo Atzeni,  born in Cagliari in 1954. Lives and Works in La Spezia and in Firenze. Pittore, fotografo, designer, computer  grafico, pubblicista, ha al suo attivo mostre di pittura, fotografia e digital art e realizzazioni di CD/ROM  (SE VUOI INDICA L’EMAIL)

Selected Solo Exhibition (aggiungi  Principali tradotto, separo personali e collettive per uniformare con gli altri testi)

2004  Sogni in movimento, a cura di Tommaso Paloscia. Archivio di Stato,Firenze

           Sogni in movimento, Archivio di Stato,  Milano

2003  Sogni in movimento, Proposte d’Arte Contemporanea, Pietrasanta (LU)

2002  Orient Express, a cura di Nicoletta Zanella. Contemporaneo Temporaneo Stazione Termini  in collaborazione

           con Grandi Stazioni,Roma

          Premio Bruce Chatwin sul video reportage di viaggio, Il viaggio come scenografia del premio (?GIUSTO SCRIVERE COSI’?), a cura di Giovanna Riu, Centro Allende,La Spezia

2001 Orient Express I, a cura di Lorella Pagnucco Salvemini, Galleria Tondinelli,Roma

2000  Orient Express I,a cura di Silvana Mabel Cagnolo Catùs Arte, Bologna

           Beat e Dintorni, Installazione On The Road per J. Kerouak a cura di Giovanna Riu, Centro Allende,La Spezia

1999  Simbologie misteriose, a cura di Paolo Rizzi, Palazzetto dell’Arte, Sala Grigia, Foggia

Selected Group Exhibition

2005  Premio Michetti 56° edizione, a cura di Luciano Caramel, Francavilla al mare (PS)

           Dieci artisti per la BremArt, Salone Internazionale del Mobile, Milano  

          The voiage of the Beagle, a cura di Valerie Humbert, Pinxit Arte contemporanea, Torino

2004  Omaggio al tennis, 12 artisti per gli internazionali d’Italia, a cura di Luciano Caprile con Giusmaroli,

          Del  Pezzo, Pozzati, Lodola, Nespolo, Foro Italico, Roma

2003  Arte contemporanea per i Rifugiati  U.N.H.C.R. (O.N.U.), a cura di Maurizio Calvesi con Bonetti, Ceccobelli,          Dessi, Dorazio, Gallo, Guccione, Rotella, Musei di San Salvatore in Lauro, in collaborazione con CHRISTIE’S,Roma

2001  Arte a Mestre con Arman, Bonichi, Crackin Art Group, Finzi, Kostabi, Licata, Plessi, Rabarama, Vangi,

          Palazzo Candiani, Venezia Mestre  

1999 Cina ed Europa Arte per il Terzo millennio, Palazzo dei Papi, Viterbo