Guglielmo Gigliotti

Giampaolo Atzeni dipinge storie: Poemi policromi, bidimensionali fiabe. La gaiezza del colore squillante a stesura piatta e l’intelaiatura rigorosa dei contorni sono le note caratteristiche dei suoi racconti visivi. Sempre pronti a stupire, a giocare con chi guarda, nella trama fitta di rimandi e sottintesi, di allusioni ed elusioni. La fragranza dell’immagine, la sua luminosa evidenza giocano per paradosso a nascondino con il mistero e l’enigma. Il messaggio è legiardo perché sospeso, non perché è facile. Le immagini, ad esempio contengono sempre altre immagini, altri brani e riquadri, come una serie di scatole Cinesi che raccotano mondi incapsulati in altri mondi. E’ questa la storia personale di Atzeni, assemblaggio vivente di pittore che è anche fotografo, grafico, designer, reporter e da giovane anche attore; la su pittura è il distillato di una vita in movimento, che lo ha portato a viaggiare in Africa, Asia e Medio Oriente. La sua immagine è quindi sempre internamente multipla; piatta ma al contempo stratificata di sensi, capace di esprimere il kitsch con buon gusto, l’eccesso secondo armonie, e di sposare allegoria e allegria.

Nel suo repertorio rivivono il fumetto pop di Wasselman e l’erotismo di Baltus, il decorativismo di Matisse e l’assurdo di Magritte, la grafica pubblicitaria per tutti e i riferimenti colti per pochi. Il luogo comune, il banale massificato, l’icona da cartolina, la griffe turistica: Atzeni gioca sempre con sottigliezza con lo stereotipo, come un funambolo che incede sicuro sul filo sospeso tra i registri bassi e quelli alti della figuratività. L’ammiccamento è d’obbligo ma mai sgraziato, indica l’ovvio ma solo per caricarlo di non detto e lucidi sogni.

Guglielmo Gigliotti

(Storico dell’Arte)