Dopo essere stata esposta all’Archivio di Stato di Firenze, è ora l’Archivio di Stato di Milano ad ospitare da 3 al 30 giugno la mostra di Giampaolo Atzeni “Sogni in movimento” presso le sale espositive di Palazzo del Senato,
Venti tele sul tema del viaggio, caro all’artista, luoghi, incontri, situazioni fantastiche e non, visti con l’occhio curioso di un osservatore della realtà nascosta che esplodono in una sinfonia di colori. Opere che ci accompagnano all’interno di un mondo dove il tempo e lo spazio perdono il loro valore per diventare ritmo e conoscenza.
L’artista, voyeur mundi, ci accoglie nel suo sguardo che parte dagl’interni di treni, navi e bastimenti per scivolare oltre fino all’orizzonte, in una dimensione surreale e visionaria, leggera ed insieme carica delle attese che ogni viaggio porta con sé.
Scrive Salvatore Italia nella presentazione in catalogo: “Nel mondo fantasmagorico di Atzeni lo spettatore si immerge nelle ambientazioni più esotiche, viaggia stupefatto tra le magie e le meraviglie di mondi lontani, ammaliato dalla straordinarietà dei colori, di incredibile varietà e vivacità. Ma Atzeni è anche sapiente scenografo, abile disegnatore che fa muovere i suoi personaggi con armonica seduzione in un contesto di assoluta perfezione stilistica”
Artista versatile ed originale, Atzeni mescola e fonde sapientemente nella sua pittura i più disparati linguaggi, frutto dei suoi studi e delle sue esperienze (architettura, teatro, fotografia, interior design, grafica pubblicitaria), arrivando attraverso uno stile armonioso ed personalissimo a raccontare “… le impressioni di un tempo velocemente trascorso … con la precisione da archivista di quella somma di simboli che aiutano a capire meglio a ricostruire un sogno tornato a vivere in una sorta di fumetto vanitosamente ambizioso, con insistenti tentativi, nel vasto campo dell’arte visiva. Una mostra divertente, dunque, che non riesce a celare tuttavia la grande serietà dell’impegno che la sorregge.”
Pregevole il catalogo edito da International Publishing con testi di, Salvatore Italia, Tommaso Paloscia e Spartaco Gamberini.